spunto per una microstoria

alla notizia della vittoria al derby della sua squadra del cuore gli venne istintivo di telefonare a lui che era tifosissimo sostenitore della squadra avversaria. Il tifo calcistico era una delle pochissime cose che li divideva, ma ce ne erano moltissime che li univano Avevano condiviso tanti momenti, erano stati reciprocamente la spalla su cui piangere e, dopo ogni momento triste, quante risate si erano fatti insieme, facendo delle scemenze di una scemenza assoluta, come quando, dopo che lui ed Elena si erano lasciati - e quanto ci aveva sofferto solo lui poteva dirlo -, avevano preso la macchina ed erano andati a farsi il bagno al mare in piena notte rischiando di prendersi una polmonite e meno male che lui ed elena si erano lasciati ad ottobre e non a gennaio. Avevano gioito delle cose gioiose che erano capitate all'altro e avevano condiviso momenti tristi e dolorosi. Senza neanche accorgersene aveva già preso in mano il telefonino per commentare la vittoria della sua squadra e la disfatta della squadra avversaria. Meccanicamente aveva selezionato la rubrica del telefonino e il nome gli era apparso sul display. Come gli apparse quel nome trasalì e si chiese cosa mai stesse facendo. Il dolore a volte è un pugno nello stomaco che brucia negli occhi e lascia senza fiato. Nessuno avrebbe mai più risposto a quel numero, lui era morto e i morti non rispondono al telefono. Chissà dove vanno i pensieri, le passioni, i sentimenti quando si muore. Chissà cosa resta di chi muore. Sul suo telefonino erano rimasti tutti i messaggi che si erano scambiati su whatsapp, forse non si sa dove vanno a finire passioni, pensieri e sentimenti, ma i messaggi inviati sul telefonino o scritti su facebook rimangono e chi resta si aggrappa ad essi come alla speranza di potersi un giorno rincontrare. Forse al di là degli atomi che si aggregano e disgregano c'è una esistenza che continua. Lo consolava pensare che, quando anche per lui il tempo avrebbe finito di scorrere, si sarebbero rivisti. A volte si domandava se veramente si poteva credere in un aldilà e in una forma di vita ultraterrena. si rispondeva che, a conti fatti, era meglio crederci. 

Commenti

  1. Quello che succede in realta' e' che il tempo passa. Il lutto si elabora. Si conservano forse le lettere per qualche anno. Poi si dimenticano e, magari durante un trasloco, inavvertiramente, si buttano. Cosi' i messaggi. Un backup di infiniti dati e' come nessun backup. Il telefono casca nel gabinetto... e la stress di aver perso il modo per comunicare col nuovo amico, distrae da tutti gli storici messaggi precedentemente scambiati col defunto.

    Anche con l'amore a volte e' un po' cosi'. Una mia amica mi disse (riferendosi al superamento di una passione bruciante, ma non corrisposta) "una mattina ti svegli e non ci pensi piu'".

    Questa cosa del meglio crederci va bene per un po'. Tampona il dolore acuto. Ma dopo qualche tempo non serve piu'. E se non serve, che si crede a fare.

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    1. grazie di questa tua osservazione. un po' è così: chi muore giace e chi vive si dà pace. la vita va avanti, cambiano le situazioni. ci sono nuove preoccupazione, nuove seccature, nuovi contrattempi che ingombrano le giornate e scacciano via ricordi e dolori. tutto scorre. e di noi non resterà nulla.
      gentile lettore ti dedico una vecchia canzone
      https://www.youtube.com/watch?v=muTtoG399kM

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