il commento di oggi 16 dicembre

La Repubblica ha pubblicato questa lettera
http://invececoncita.blogautore.repubblica.it/articoli/2017/12/16/le-riunioni-inutili-gli-straordinari-e-mio-figlio/?ref=RHPPRB-BH-I0-C4-P3-S1.4-T1
Chi la scrive  è una mamma che lavora nella P.A.  a Roma. Probabilmente lavora in un ministero. Si lamenta perché l'andazzo rilassato non le consente di stare a casa con il figlio quanto vorrebbe.  In quegli uffici - a quanto si capisce - non può essere premiata né l'efficienza, né la solerzia, né la capacità. Non essendoci nulla di utile e intelligente da fare non c'è proprio modo di poter premiare simili capacità. Si deve allora inventare un'altra qualità che consenta di premiare in maniera equa i dipendenti e si è escogitato di premiarne la disponibilità. Straordinari vengono pagati senza fiatare, nessuno chiederà mai conto del motivo che abbia spinto un impiegato con nulla da fare a rimanere fino a tarda sera in ufficio. Anzi. Chi si ferma oltre orario viene apprezzato e chi va via presto disprezzato. L'autrice della lettera si lamenta in sostanza che molti suoi colleghi, facendo straordinari a sproposito, la mettono in cattiva luce se le rispetta l'orario di lavoro. 
Questa in sostanza la sua lamentela e non le viene minimamente in mente che il resto dell'Italia si lamenta invece che esistano lavoratori privilegiati ai quali non è richiesto di lavorare per guadagnarsi stipendio e straordinari.

Commenti

  1. Ma non ha tutti i torti. Il suo e' un punto di vista differente. Cosa faresti al posto suo?

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  2. La scrittrice della lettera dimentica che in un'azienda privata forse non l'avrebbero proprio assunta e in nessun ufficio privato si finisce alle 4 e mezza. Non so cosa farei al posto suo. so però con precisione cosa NON farei: non mi lamenterei e ringrazierei il cielo di avere un lavoro di tutto riposo e di sicuro stipendio

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  3. Ma e' un po' come dire non lamentarti dell'unghia incarnita perche' c'e' gente che ha il cancro. Io un po' la capisco. Immagino si senta da un lato sprecata, e dall'altro vincolata. Sara' sicuramente consapevole della sua fortuna, ma non per questo chiude gli occhi davanti a quello che non va bene.

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    Risposte
    1. se non le piace il lavoro potrebbe sempre licenziarsi. Se non lo fa evidentemente è perché sa di essere in una situazione di privilegio e sa che in ben pochi posti di lavoro le sarebbe consentito di fare tanto poco quanto niente. Un conto è impegnarsi, stare concentrati, tenere a mente tantissime cose, lavorare a testa bassa per ore di file e un altro è lavoricchiare più o meno - più meno che più - e tirare a rimanere lì nella maniera più soft e gradevole possibile. Io la manderei in un'azienda o in un ufficio privato per 3 mesi e poi vediamo se si lamenta ancora.

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