sfortunate donne di successo: Simonetta Vespucci

Per la sua bellezza era soprannominata la Sans Par, la senza uguali.   Fu una nobildonna italiana, tra le più note del Rinascimento.
Ritenuta dai suoi contemporanei come la più bella donna vivente, venne amata da Giuliano de' Medici, il fratello minore di Lorenzo il Magnifico, e da Sandro Botticelli, che ne fece la sua Musa, rendendola eterna nei suoi più famosi dipinti. La troviamo, infatti, nelle vesti della dea Venere nella Nascita di Venere oppure nell'allegoria della primavera nella Primavera. Fu musa ispiratrice anche per numerosi altri artisti, tra i quali si distinse Piero di Cosimo, che dipinse il Ritratto di Simonetta Vespucci, nel quale è raffigurata come la regina Cleopatra, con un aspide che le cinge il collo.
Il Pulci le dedicò alcuni leziosi sonetti e anche il Magnifico la celebrò nelle sue Selve d'Amore.
Ma sarà la pittura a lasciarci numerose e splendide testimonianze di questa fanciulla che viene ancora considerata la più bella donna del Rinascimento. Di lei vi è un ritratto del Botticelli alla Galleria Palatina e un altro di Piero di Cosimo al Museo Condé di Chantilly. Simonetta fu pure musa ispiratrice nella rappresentazione pittorica a tema trascendentale nelle celebri Madonne. 
L'esistenza di Simonetta, purtroppo, fu una vera e propria fugace meteora, perché solo un anno dopo, il 26 aprile 1476, moriva di tisi (o peste), all'età di soli ventitré anni. Per la sua triste scomparsa Lorenzo il Magnifico scrisse il sonetto che inizia con "O chiara stella che co' raggi tuoi...", dove la immagina salita in cielo ad arricchire il firmamento.
Ma soprattutto parlano della sua bellezza i celebri quadri di Sandro Botticelli, del quale tutta l'opera fu ispirata da Simonetta anche dopo la morte: la Nascita di Venere, la Primaverae il Sogno di Giuliano, che il Poliziano aveva suggerito all'artista. Alla sua morte egli lasciò scritto di essere sepolto ai suoi piedi; la tomba del pittore, infatti, si trova nella Chiesa di Ognissanti, patronata dalla famiglia Vespucci, accanto alla sua amata Simonetta.

Si suole dire che muoia giovano chi è caro agli dei. Non so se sia così. In ogni caso le fu risparmiata l'esperienza di vedersi vecchia, brutta e, magari, dimenticata. 
Quale sorte è più triste per una donna così bella? quella di morire giovane e ancora desideratissima oppure vecchia a brutta?

Commenti

  1. C'e' la variante mezza eta' e ridicola, oggi. All'epoca piu' di tanto danno non si poteva fare a se stesse.

    RispondiElimina
  2. ma anche adesso le ridicole bambolose rifatte il danno lo fanno solo a se stesse. chi altri danneggiano? danneggiano se stesse e il loro conto in banca e arricchiscono chirurghi estetici e fabbricanti di silicone e botulino. Ma non le vedi per strada? sinceramente rischiano di sembrare più vecchie di quel che sono.
    la ex bella donna che pensa di essere come oramai non è più è un topos letterario

    gozzano
    https://www.youtube.com/watch?v=_Rpb1DFKKYk

    novelli
    https://www.youtube.com/watch?v=V3AtEIk3Mnk

    sono i primi due che mi vengono in mente, ma forse ce ne sono altri

    RispondiElimina
  3. Si' infatti e' quello che intendevo dire. Una volta la natura faceva il suo corso e amen. Adesso si puo' anticipare lo sfacelo nel patetico tentativo di allontanarlo. Almeno le belle donne del passato quest'arma non l'avevano a portata di mano.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. non è proprio così. avevano meno strumenti. chi si metteva una dentiera o una parrucca o tingeva i capelli veniva deriso e preso in giro
      come adesso chi si gonfia di silicone. in effetti alcuni epigrammi di marziale non ci fanno ridere affatto

      https://www.youtube.com/watch?v=rr_rElJdnK0

      Elimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

lettera ad un aspirante privatista

sfortunate donne di successo: whitney huston

Lodi e la mensa scolastica