sfortunate donne di successo: eva gonzales

Non sono poche le donne di successo che, come Dana Plato e Whitney Huston, si autodistruggono con alcol e droghe. La schiera è foltissima. Alcune di grande, grandissimo talento: Janis Joplin, Any Winehouse, Judy Garland. Come diceva giustamente qualcuno commentando un mio post precedente, Il successo può essere devastante per certe persone non dotate di una buona struttura psichica. Ci sono anche moltissimi uomini di successo che si sono autodistrutti e l'autodistruzione non sembra affatto essere una prerogativa tutta femminile. Eva Gonzales invece non aveva alcuna voglia  di autodistruggersi. è stata l'allieva più talentuosa e originale  di Eduard Manet, tanto da oscurare la Berthe Morisot che del grande maestro era addirittura cognata. Tra le due non correva buon sangue, La Morisot sin da subito si dimostrò apertamente ostile nei suoi confronti. Comunque sia, la Gonzalès non fu affatto inibita dalle frizioni con la collega e sotto la guida di Manet affinò il proprio vigore creativo. . Nel 1870, dopo aver assimilato con zelo e ambizione gli insegnamenti di Manet, la Gonzalès poté frattanto coronare un suo atavico sogno: esporre al Salón de París. Qui si attirò le attenzioni di Émile Zola, romanziere realista che tuttavia si occupava anche d'arte con grande intuito e sensibilità e che apprezzò molto la maniera fragrante e lieve della pittrice.
Eva Gonzalès, Risveglio mattutino(1876); olio su tela, 81,3×100 cm, Kunsthalle Bremen
 La Gonzalès, pur non esponendo mai sotto l'egida dell'Impressionismo, non si allontanò mai troppo da quella che era affettuosamente definita «la bande á Manet» e nel 1879 sposò un amico incisore del maestro, Henri Guérard. Alla fine degli anni settanta dell'Ottocento, tuttavia, la Gonzalès iniziò a essere artisticamente più autonoma e a sviluppare uno stile pittorico proprio: lo stesso Manet se ne rendette conto e riprese l'antica intimità con la Morisot, che ritornò in breve tempo a essere la sua modella preferita. la Gonzalès continuò a godere dell'entusiasta appoggio di grandi intellettuali, quali Zola e Castagnary. La sua arte, in effetti, iniziò a suscitare consensi sempre maggiori. Morì a soli 34 anni per le conseguenze di un parto a distanza di soli 6 giorni dalla morte di Manet. Anche Manet morì giovane. Dall’inizio degli anni Settanta Manet aveva scoperto di aver contratto la sifilide. Era stato un impenitente donnaiolo; anticonformista anche nella vita sentimentale, si era sposato in ritardo e in aperta opposizione al padre con Suzanne Leenhoff, l’ insegnante privata di piano (poco più che una cameriera per quei tempi) assunta dalla famiglia per lui e il fratello Eugène, e che gli starà sempre vicina sopportandone i continui tradimenti.
Nel 1882 dipinse l’ultimo capolavoro: “Un bar alle Folies – Bergère”.  La fine lo colse a soli cinquantun anni, in seguito all’amputazione della gamba sinistra divorata dalla cancrena. 

Commenti

  1. Ma questa e' sfortuna davvero.

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  2. già, esiste la sfortuna, la cattiva stella. adesso noi pensiamo di avere il diritto di essere sani e il diritto all'esenzione totale da ogni forma di disgrazia. non si nega che possano esistere disgrazie, ma le disgrazie devono colpire gli altri. una volta era frequente che le donne morissero di parto. il parto era la prima causa di morte per giovani donne e, sotto questo punto di vista, il caso di eva gonzales era tutt'altro che raro. succedeva. succedeva e basta. l'embolia è una delle possibili complicazioni e succede anche adesso. in campo medico sono stati fatti enormi progressi ed è diventato raro morire di parto. può succedere però anche adesso. quel che mi dà fastidio è che, se succede adesso, parte tutto un girotondo di denunce, ispezioni, perizie, processi e avvocati volti ad individuare la causa della morte in una inadempienza del medico. a volte non c'è nessuna inadempienza e non tutti sono nati sotto una fortunata stella. succedeva di morire di parto, succedeva spesso, adesso è un evento molto più raro, ma bisogna mettere in conto che può succedere anche adesso

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  3. Ah sì questo è vero. Anzi, per come la vedo io, la "salute" perfetta e' uno stato per niente naturale. Ad accettare la realta', che il diritto alla salute non esiste, e che la scienza mette solo delle toppe, forse la gente sarebbe piu' seria e non andrebbe a perder tempo dietro rimedi alternativi per ogni stupidaggine.

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    1. hai toccato un megatasto, fatto di tanti aspetti che si sommano e si alimentano a vicenda. diventarte medico richiede anni di studio, richiede il superamento di esami difficili. non è pensabile che un tema delicato come quello della salute possa essere affrontato da chi non possiede il minimo strumento e non sa collocare correttamente la cistifellea o il pancreas. i vaccini hanno contribuito a sconfiggere malattie tremende. servono. forse adesso c'è un abuso. per centinaia d'anni non è esistito alcun vaccino per il morbillo. il morbillo era una malattia endemica. ci si ammalava e, normalmente, si guariva. gli europei hanno acquisito nel corso dei millenni una straordinaria resistenza. non così i non europei e, finché ognuno rimaneva a casa sua, questo non era un problema. con tutte queste migrazioni e con i viaggi adesso è scoppiato in tutta la sua drammaticità il problema morbillo. vaccinarsi non serve tanto a salvare chi si vaccina, ma serve per limitare il numero di coloro che contraggono questa malattia e che potrebbero diffonderla. per africani, sudamericani il morbillo è frequentemente mortale, come potrebbe essere mortale per europei che hanno subito trapianti o sono in particolari condizioni di immunodepressione. una volta non esistevano. non esistevano i trapianti e si moriva di patologie che adesso si riescono ad eliminare con trapianti o altre cure molto complicate. occorre tutelare questi individui particolarmente fragili e una vaccinazione di massa sarebbe la soluzione. personalmente, pur comprendendo l'utilità, sono contraria a vaccinare contro il morbillo. è opportuno che si vaccinino sudamericani, filippini, africani perché per loro sarebbe una malattia mortale. non vedo però l'opportunità di vaccinare anche i figli degli europei che, invece, se si ammalassero sopravviverebbero, come siamo sopravvissuti tutti, e si rafforzerebbero. capisco comunque che l'argomento vaccini non può essere lasciato alla libera iniziativa.
      viviamo in un'epoca strana, non si crede più a nulla e sono frequenti le vittime di ciarlatani. ce ne sono di tutti i tipi. ci sono pseudomedici che prospettano cure a base di bicarbonato per malattie difficili. ci so no maghi e fatucchiere. e la gente abbocca. abbocca anche perché non sa rassegnarsi alla sua sorte.

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  4. Oddio sai uno in generale può essere d'accordo con te. Ma di morbillo si muore anche qua. Poco, ma accade. E quando quello che ci resta secco è tuo figlio, per qualche ragione non (ancora?) vaccinato, la statistica la mandi a benedire.

    Si vive una volta sola, se possiamo risparmiarci la malattia (anche a volte economicamente), perchè no.

    È una toppa, solo una toppa. Bisognerebbe aver chiaro questo. Che se il morbillo non può capitarti, le malattie sono comunque troppo numerose per chiamare "sfortuna" un contagio qualunque.

    Per la stessa ragione, oggi che possiamo partorire in ospedale, voler tentare la sorte con un romantico parto casalingo e' un gesto irresponsabile. Se le cose dovessero andar male, non citiamo la sfortuna. Certo che il parto e' una cosa "naturale": come le sue complicazioni.

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  5. Una volta c'era un proverbio che diceva: quel che non ammazza ingrassa. si intendeva dire che era sbagliato impedire ai bambini di giocare nella polvere o impedire ai bambini di correre, inciampare e cadere. a contatto con virus e batteri difficilmente sarebbero morti e, invece, si sarebbero rafforzati. è la filosofia di vita con la quale sono cresciuti gli attuali (almeno) cinquantenni, sessantenni e settantenni. i nostri genitori ci facevano giocare, senza asfissiarci troppo con i non sporcarti, non correre, non sudare etc, e poi ci facevano il bagno prima di andare a dormire. quel che non ci ammazzava avrebbe finito per ingrassarci. non ci si vaccinava contro il morbillo, contro la varicella o contro simili malattie. Quando ci si ammalava si stava un paio di settimane a casa e poi si tornava a scuola, con il vantaggio di avere rafforzato il sistema immunitario. mai sentito di nessuno che fosse morto. Adesso succede perché molti ragazzini sono straordinariamente deboli o appartengono ad etnie che non hanno sviluppato nessuna resistenza contro il morbillo. troppi vaccini non fanno bene perché impediscono al sistema immunitario di rafforzarsi

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