microstoria: il colonnello
Come tutte le mattine alle 7 e un quarto era
davanti alla finestra della sua cucina mentre, come tutte le mattine, faceva
colazione con due savoiardi imbevuti di caffè macchiato. Come tutte le mattine
guardava il portone del palazzo di fronte da cui normalmente vedeva uscire proprio
a quell’ora un uomo sui sessanta anni, dalla andatura un tantino troppo rigida
e compassata e la schiena eretta. Lo
aveva soprannominato il colonnello, perché nell’insieme le ricordava un ufficiale
militare. Il colonnello andava in ferie rigorosamente ad agosto. Usciva tutti i
giorni, puntuale e preciso, alle 7 e un quarto, sabati compresi. Tornava dal
lavoro, come ebbe modo di accorgersi una volta che aveva preso mezza giornata
di ferie per aspettare che le portassero la nuova lavatrice, verso le 3 e mezzo
del pomeriggio. La domenica invece
usciva con la moglie alle 9:40 e affiancati si dirigevano verso la vicina
chiesa. Tornavano poi alle 11:30 con un pacchetto di paste della pasticceria da
cui anche lei era solita servirsi. A volte vedeva il colonnello e la moglie di pomeriggio
in giro per il quartiere, più spesso vedeva la moglie da sola fare la spesa al
supermercato. Anche se la moglie del
colonnello era sempre pulita, in ordine, con i capelli curati e vestita anche con
una certa cura, nell’insieme sembrava una donna triste e scialba. Era
estremamente educata e cortese, compassata e autocontrollata almeno tanto quanto
lo sembrava il marito, ma sembrava scialba. Sembrava scialba e basta. Anche il
colonnello si vestiva con una cura. D’inverno normalmente indossava un loden,
quando pioveva indossava un Burberry. Con quell’andatura un po’ rigida e l’aspetto
austero che incuteva rispetto, sembrava un gentiluomo di altri tempi. Forse però
ad essere di altri tempi erano i vestiti che indossava. Una volta per strada
ebbe modo di accorgersi che il loden che indossava il colonnello era un po’
liso ai polsi. Ci rimase male, non le sembrava giusto che il colonnello andasse
in giro con un vecchio loden. Successivamente le era capitato di incontrare la
moglie al supermercato e osservò, senza farsene accorgere, gli acquisti.
Avevano gusti raffinati: in fatto di cibi e bevande il colonnello e la moglie
non badavano a spese. Essendo entrambi piuttosto snelli in ogni caso non dovevano
certo eccedere né nel bere né nel mangiare.
Mentre osservava che il colonnello quella mattina doveva
aver avuto un contrattempo e probabilmente non sarebbe andato a lavorare, le
venne da considerare che le sarebbe piaciuto saperne di più sia del colonnello
che di sua moglie. Erano venuti ad
abitare nell’appartamento, dall’altra parte della strada rispetto al suo, poco
tempo dopo che lei aveva traslocato. Praticamente avevano traslocato quasi
insieme. Si ricordava di aver visto, in occasione del loro trasloco, dei mobili
di antiquariato bellissimi e questo, ora che ci pensava, stonava un po’ con i
polsi logori del loden. Erano oramai 5
anni che viveva lì e per cinque anni il colonnello aveva scandito il tempo della
sua colazione mattutina.
Andò al lavoro e per tutta la sua permanenza nella banca dove
lavorava non aveva più pensato né al colonnello, né alla di lui moglie e
nemmeno ai polsi logori di un loden per il resto in buono stato. Al ritorno a
casa vide il coccardone grigio di un’agenzia di pompe funebri a fianco del
portone del condominio del colonnello. Si avvicinò e scoprì che era morto un aristocratico
dal cognome, anzi dai cognomi altisonanti. I funerali si sarebbero tenuti il giorno dopo
alle 3 del pomeriggio. Ebbe un tuffo al
cuore, l’aristocratico, di cui ci sarebbero state le esequie il giorno dopo, e
il colonnello probabilmente erano la stessa persona. Arrivata a casa
digitò in google il nome dell’aristocratico defunto, ma non venne fuori alcuna
notizia interessante, guardò le immagini e comparvero molte foto di una
residenza aristocratica trasformata in resort e altre foto di volti sconosciuti.
In una, che doveva risalire almeno a venti anni prima, le parve di riconoscerlo.
Era possibile che il morto fosse il colonnello, ma non ne aveva certezza. Il
giorno dopo, contrariamente al solito, comprò entrambi i quotidiani più diffusi
della sua città e ne lesse avidamente i necrologi. In uno scoprì che il defunto
aristocratico lavorava presso una scuola di preti. Si chiese quale fosse la
mansione occupata. Amministratore? Dirigente? Chiese una mezza giornata di
ferie, doveva assolutamente appurare se il timore che il colonnello fosse morto
era fondato. Si recò nella chiesa con discreto
anticipo. Fuori della porta c’erano tre o quattro persone che parlavano tra
loro. Entrò in chiesa. In uno degli ultimi banchi c’erano due uomini che
parlottavano tra loro, si sedette immediatamente davanti loro. Li sentì dire ‘adesso
faceva il segretario’ 'dopo la morte del figlio non si è più ripreso’ ‘poveretto’
‘eh… quanti anni sono passati da quella disgrazia? 6, 7?’ ‘ma no… sono passati…
aspetta 9 anni, 9 anni. A giugno prossimo saranno 10’ ‘che tragedia’ ‘puoi ben
dirlo’. Il dialogo fu interrotto dall’ingresso del feretro, seguito dalla
moglie del colonnello quasi sorretta da una donna con cui aveva una vaga
somiglianza. Sicuramente dovevano essere parenti. Forse una sorella o forse una
cugina, chissà. Non avrebbe mai appurato la parentela. Entrato il feretro i due
uomini si spostarono in avanti e raggiunsero un banco più vicino all’altare.
Lei non osò e rimase dove era. Ascoltò l’omelia del prete che parlò di grande
coraggio nell’affrontare le dolorose prove che il Signore Onnipotente gli aveva
riservato…. Il Signore dà e il Signore toglie…. Ha raggiunto la casa del padre … ora
finalmente ha rincontrato il suo unico figlio Filippo, scomparso in maniera
tanto tragica … e poi... non ascoltò più nulla. Il suo pensiero era fisso su un
punto: la tremenda tragedia del figlio. Finita
la cerimonia tornò rapidamente a casa e si mise a digitare in google il nome
Filippo seguito dai suoi cognomi altisonanti. Stavolta Google fu molto generoso e vennero
fuori parecchi articoli di 9 anni prima: la strage dei rampolli. Ecco che sì, si ricordava della strage dei rampolli. Ne parlarono tutti i giornali e alla notizia fu dato un grande risalto. Al ritorno da
una regata a vela sul lago maggiore 4 ragazzi morirono in incidente stradale su
una bmw di proprietà di uno di loro. Erano tutti e 4 ricchissimi di famiglia. 3 erano di altissimo lignaggio, di aristocraticissima
famiglia e il quarto era figlio di un notissimo e ricchissimo industriale. In
uno di questi articoli veniva menzionato il marchese appena defunto, descritto
come molto abbiente.
Neanche 10 anni prima era un vero benestante e poi andava in
giro con un loden consunto? Ma che
storia era?
Il giorno dopo in ufficio si mise a ricercare se c’erano
notizie di transizioni finanziarie del defunto marchese. Fu fortunata. Una delle
banche in cui aveva operato il marchese, che colonnello non era mai stato, era
proprio quella presso cui lavorava. Scaricò tutti i dati che riguardavano il marchese e se li copiò su una chiavetta. Non avrebbe, secondo la normativa aziendale, potuto farlo, ma
lo fece lo stesso e fu fortunata perché nessuno se ne accorse. Tornata a
casa si mise al computer a studiare tutta la storia finanziaria e monetaria
dell’aristocratico appena sepolto. Venne a scoprire così che il defunto speculava
in borsa e ci andava giù pesante. Chissà chi lo consigliava. Un anno, proprio
quello prima della morte del figlio, aveva guadagnato molto operando con i
derivati, poi però il vento era cambiato oppure non fu così abile come in
passato. Si trovò scoperto su delle call
e poi fu tutta una catastrofe. Arrivò un grossissimo bonifico da Sotheby, forse
la vendita del castello che poi sarebbe stato trasformato in resort. La somma ingente bastò
appena a coprire le perdite. Il defunto si ritrovò giusto 5 anni fa ridotto sul
lastrico. L’appartamento in cui viveva era intestato alla moglie, come apprese inserendo
il codice fiscale della moglie, che aveva recuperato dopo una lunga ricerca tra
i dati in suo possesso, nel registro catastale cittadino. Il reddito dell’appartamento risultava pari a
711,23 euro annui. Ultimamente il colonnello percepiva uno stipendio di 1236,7 euro
mensili. e con quest'ultimo dato, riteneva di avere scoperto tutto quello che di importante era accaduto durante la sua vita al defunto aristocratico, .Quando lo spense il suo computer segnava le 3:27. Poi andò a dormire soddisfatta e contenta.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminachiaramente ho dovuto riscriverlo un po' a memoria. la trama è quella, ma sicuramente la vecchia versione era un po' diversa
Elimina