la (non) assistenza agli autistici e relative famiglie

Oggi su Repubblica è comparsa questa lettera
http://invececoncita.blogautore.repubblica.it/articoli/2018/02/16/ora-che-mio-figlio-per-voi-non-esiste-piu/?ref=RHPPRB-BH-I0-C4-P1-S1.4-T1
è l'accorata denuncia della mamma di un ragazzo autistico. 
A volte ho l'impressione che certe cose accadano anche a causa di alcune prese di posizione da parte dei genitori. I genitori di autistici o altri disabili gravi hanno, a mio modesto avviso, tutto il diritto di pretendere assistenza. Sbagliano, però, a pretenderla sempre e solo dalla scuola, con la conclusione che in effetti fino a che il ragazzo ha 21, 22 anni, con il mito utopico di una fantomatica integrazione, il ragazzo viene accolto e accudito dalle istituzioni scolastiche. Poiché però a scuola non ci si sta a vita il problema emerge in maniera drammatica quando il ragazzo esce dalla scuola. Mi metto anche nei panni del contribuente medio italiano. Insomma dopo 13 anni come minimo, ma sono in realtà sempre almeno 15 o 16 anni, in cui lo stato ha pagato una persona dedicata per 18 ore a settimana per l'insegnante di sostegno e almeno altre 10 per l'educatore (il costo è stimabile in non meno 5000 euro al mese), come minimo si pretende che si sia integrato e a questo punto, signori miei, cosa volete di più? Il ragazzo è stato a scuola, allo stato è costato non poco e adesso arrangiatevi. A me sembra insensato spendere risorse per un desiderio utopico e che, alla lunga, si ritorce pure come un boomerang. Sarebbe meglio, sarebbe più produttivo puntare subito sulla costruzione di strutture apposite atte ad accogliere ed accudire i ragazzi autistici. Tra l'altro in strutture create e organizzate appositamente si osservano progressi rilevanti che in nessuna istituzione scolastica si possono ottenere.
vi propongo http://www.cascinarossago.net/ Costa mandare un figlio presso cascina rossago, costa un mucchio di soldi, i posti tra l'altro sono limitati. Invece di pretendere dalla scuola l'impossibile, egregi genitori di bambini autistici, fareste bene a chiedere che per vostro figlio ci siano tante cascine rossago, magari anche vicino casa vostra, il cui costo sia deducibile dai redditi e, almeno in parte, sovvenzionato. Se lo stato stanziasse, per esempio, 1000 euro al mese per ogni autisco in sovvenzionamenti, le famiglie avrebbero un trattamento migliore e magari lo stato, a conti fatti, spenderebbe anche di meno. Faccio notare che 16anni*12mesi*5000 euro al mese fanno la bellezza di 960000 euro e con quella cifra, offrendo 1000 euro al mese,,si arriverebbe a coprire 80 anni di vita. Non credo proprio che siano molti i ragazzi autistici a vivere così a lungo.

Commenti

  1. Nuda e cruda ma la penso anche io cosi'. 5 ore di scuola standard al giorno sono, probabilmente, solo un respiro per il genitore.

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  2. è così. Ho visto portare a scuola ragazzi con gravissimi deficit intellettivi, non in grado neanche di capire quale fosse il proprio nome. Le famiglie hanno veramente bisogno di una struttura che accolga l'infermo. cascina rossago offre non solo accoglienze e sorveglianza, ma anche ha come scopo la crescita intelettiva e comportamentale. Si riscontrano progressi

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  3. Mi chiedo che cosa si aspetti la gente dalla scuola. Tutti. Non solo i genitori dei disabili. Se sia vista solo come un parcheggio, o un luogo dove imparare a socializzare. Dovrebbe essere richiesta principalmente (almeno un po' di) formazione. Invece di questo interessa a pochi. (Per quel che vedo io!)

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  4. la scuola è in una situazione molto critica, perché deve fare troppe cose e con sempre meno risorse. Inoltre la scuola è il terreno dove si scontrano aspettative dei genitori con le effettive capacità del figlio. è durissimo per un genitore accettare che il figlio non solo non sia quel genio che avrebbero desiderato, ma magari ha un totale disinteresse nello studio, ha problemi di concentrazione, di apprendimento e rendimento scolastico. La scuola è perennemente tra diversi fuochi. deve istruire, ma deve fare anche integrazione, deve valorizzare le differenze, ma deve anche valutare, deve accogliere e indirizzare. è un parcheggio per disabili più o meno gravi. è una specie di traghetto verso l'età adulta. troppe cose, troppo diverse, non funziona. adesso si parla di generazione perduta, perché molti trentenni non lavorano e molti ragazzi non studiano, non cercano lavoro e non fanno nulla. inizia ad essere un problema serio perché sono in tanti. posso testimoniare che ragazzi giovani e preparati non hanno avuto alcuna difficoltà a trovare lavoro, hanno contratti solidi e a tempo indeterminato. chi sono coloro che non trovano lavoro? ragazzi inaffidabili, viziati, rinunciatari. quelli che conosco sono così. chi sono quelli che trovano lavoro? sono ragazzi svegli. non è detto che siuano laureati, ma sono svegli e hanno avuto voglia di cercare di capire cosa interessasse al mercato del lavoro e hanno cercato di essere adeguati. poi un po' di fortuna ci vuole. il problema è che ci sono tanti ragazzi un po' addormentati e in questo la scuola ha delle responsabilità perché avrebbere dovuto pretendere di più. purtroppo nessun genitore capisce che una bocciatura meritata è occasione di crescita e una promozione immeritata no

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  5. Ci sono anche i genotori rassegnati. Quelli che "signora, suo figlio deve studiare altrimenti il test d'ingresso a medicina non lo supera" "ahhh ma si'lui dice medicina.... ma eheheh .... fara' qualcosa....".

    Il genitore rassegnato non pretende un tubo. Si accontenta. Anche il genitore rassegnato e' un grosso problema, perche' il figlio dimesso frena il gruppo. Frena anche chi ha capacita', ha voglia, ma si adagia a sua volta perche' e' troppo giovane per autospronarsi. E perche' si annoia.

    Non e' per dare la colpa di niente al disabile in classe eh, ma tanto per offrire un quadretto della (mia) vita in classe.

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    1. non mi è mai capitato un genitore come quello che hai descritto. mai. i test di medicina sono difficili e li superano in pochi, però con un po' di lavoro si superano. si tratta di avere qualche base e poi si tratta di provare e riprendere in mano i libri quando si capisce che la lacuna è facilmente colmabile oppure tirare avanti se si capisce che non si riuscirà a colmarla in poco tempo. si tratta di allenarsi.
      un genitore rassegnato magari fa cambiare indirizzo al figlio, perché tanto è inutile insistere o magari lo iscrive in una scuola èiù facile. sì il vero freno per la classe è costituito dai ragazzi che non si impegnano e non studiano

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  6. Hai sempre insegnato nei licei?

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