vittime della droga

http://milano.repubblica.it/cronaca/2018/02/05/news/rapina_con_mitra_arrestato_il_figlio_del_procuratore_brescia-188081702/?ref=RHRS-BH-I0-C6-P3-S1.6-T1

Un tossico che compie una rapina per procurarsi il denaro necessario per comprarsi la droga normalmente non trova spazio nei giornali. Se i giornali dovessero raccontare tutte le volte che un tossico diventa rapinatore non ci sarebbe più spazio per altre notizie. A simili notizie viene dato spazio solo in casi particolari e, se il padre del tossico è un magistrato importante e la rapina è avvenuta proprio usando la macchina del padre, è in effetti uno di quei pochi casi in cui la notizia trova spazio. In realtà simili episodi sono frequentissimi. La stragrande maggioranza dei detenuti in Italia è in carcere per reati collegabili direttamente o, come in questo caso, indirettamente con la droga.  
è da tempo che il ragazzo o, meglio, il giovane uomo ha problemi di droga. Il padre aveva provato a metterlo in una comunità di recupero, con risultati piuttosto discutibili: la comunità finì sotto inchiesta per abusi e il più accanito accusatore è proprio l'attuale autore della rapina. Il figlio non ha esitato ad accusare il padre di averlo sequestrato e rinchiuso contro la sua volontà.
http://brescia.corriere.it/notizie/cronaca/14_ottobre_15/comunita-shalom-gli-indagati-c-era-anche-procuratore-buonanno-wilma-petenzi-5b9984e6-5442-11e4-ac5b-a95e1580fe8e.shtml
Deve essere stato un gran colpo per il magistrato. è probabile che le accuse fossero fondate e questo rafforza la sensazione che il padre doveva averle provate proprio tutte e riteneva di non avere altra alternativa. Gli è andata male e, soprattutto, è andata male al figlio.  
Al procuratore di Brescia non è andata molto meglio con l'altro figlio.
Visto che la comunità di recupero non aveva funzionato, il magistrato ha avuto l'idea di far abitare il figlio proprio nel suo stabile in maniera forse da sorvegliarlo meglio. Non è servito a niente manco quello.  
http://www.bresciatoday.it/cronaca/atalanta-ultras-droga.html

Due figli e tutti e due con problemi di droga. Non deve essere una situazione serena e felice. è possibile che il procuratore si portasse sul lavoro il suo carico, di dolore, rabbia, frustrazione. Non si dovrebbe mai fare di portare a casa le seccature del lavoro o viceversa. Se le seccature non sono troppo pressanti ci si riesce pure, ma se sono molto opprimenti e coinvolgenti non ci si riesce e sfido chiunque a non essere angustiato da simili accadimenti. Non deve essere facile lavorare alle dipendenze di chi ha un così gravoso peso familiare da sopportare. 
Molti suoi sottoposti hanno chiesto di essere trasferiti. In troppi. A Brescia non si sta male. è una cittadina gradevole ed efficiente. Non era mai successo prima che in così tanti chiedessero di andar via. Il Consiglio Superiore della Magistratura volle indagare meglio.
http://brescia.corriere.it/notizie/cronaca/16_giugno_18/grande-fuga-procura-brescia-csm-mara-rodella-buonanno-6db5dcb0-353c-11e6-8ef0-3c2327086418.shtml  
In internet non ho trovato traccia alcuna di che tipo sia il magistrato, quanto ai figli è facile immaginare che saranno bugiardi, immaturi, moralmente inetti come tutti i tossici.
In internet non ho trovato traccia alcuna di che tipo di padre fosse stato quando i figli erano piccoli e poi adolescenti. In internet non ho trovato traccia alcuna degli studi intrapresi dai due figli e dei loro risultati scolastici.  Neanche in facebook si trova molto. C'è un Gianmarco Buonanno, studente al politecnico di Torino, ma non penso che sia lui. Gli altri Buonanno invece scrivono, se scrivono, post che solo gli amici riescono a leggere. 
In internet non c'è traccia alcuna di dissidi familiari, aspettative deluse, dinamiche familiari pesanti, approcci educativi sbagliati. Niente, in internet non c'è niente.
Forse è solo una famiglia che, come tantissime altre, è sola ad affrontare problemi inimmaginabili per chi non li vive sulla sua pelle. Con l'unica differenza che in questo caso l'opinione pubblica ne è in qualche misura informata.
Posso immaginare come il povero padre stia vivendo in questi momenti il crollo e il, probabilmente definitivo, fallimento della sua famiglia e della sua prole. Potrebbe darsi che, nonostante la rabbia e la delusione, continuerà a fare il possibile per sottrarre i figli alla loro dipendenza.  Potrebbe darsi che invece getti la spugna, dia le dimissioni dal lavoro, si comperi una casa in Sardegna o nell'entroterra ligure e vi vada a vivere senza volerne più saper nulla né di figli e né di niente. Chissà cosa passa per la testa di un padre che, come padre, si specchia in un fallimento totale. La vera vittima della droga è probabilmente lui. Non avendo avuto figli non potrò mai saperlo. Non che la cosa mi angusti, per carità. In effetti ci sono momenti in cui penso di essere stata molto fortunata a non avere avuto figli.

Commenti

  1. Non riesco ad immaginare un'esperienza, diversa dalla genitorialita', che possa generare infelicita' altrettanto profonda. Certamente ci sono grandi gioie. Ma quando va male, di peggio non c'e' nulla.

    Che roba strana, da un lato fingiamo di avere buone "ragioni", altre dalla conservazione della specie, per procreare. Pero' poi non abbiamo armi abbastanza evolute per gestire,  emotivamente, la selezione naturale. E cosi' siamo piu' deboli di qualunque ratto che perde cuccioli ogni due per tre, e recupera con un implicito "c'est la vie".

    I nostri figli hanno parecchio peso sulle spalle. Non e' bello essere la ragione di vita di qualcuno.

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    1. forse dipende dal senso della propria individualità. chissà. magari gli altri animali sanno che l'importante è che soppraviva la specie e non il singolo individuo. o magari forse è perché gli animali diventano autonomi in poco tempo, mentre gli essere umani ci mettono un sacco di tempo a diventare adulti.
      chissà cosa non ha funzionato in questo caso specifico. a volte ci sono padri in gamba, ma l'educazione è spesso affidata alle madri che, a volte, mentono al loro marito con il miraggio di difendere i figli da ramanzine e punizioni con il risultato che quando poi scoppia il dramma non si può più fare nulla

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  2. O forse semplicemente certi ragazzi nascono deboli, "destinati" alla perdizione. Ci sono teste dure per cui l'educazione puo' fare proprio poco. E quando la droga ci si mette di mezzo, e' finita.

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  3. Soprattutto diventano deboli se educati con troppa indulgenza e accondiscendenza.
    Forse c'è anche una predisposizione genetica alla droga.

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  4. Stiamo parlando di un trentenne. A che eta' si puo' cominciare a dire che quisque est faber fortunae suae?

    E' indiscutibile: l'educazione dei genitori gioca un ruolo importantissimo nella formazione della persona. Persona appunto. Ammesso che il genitore abbia fatto del suo meglio, e che questo meglio fosse pure il meglio necessario a quel figlio, nessuno puo' fare tutto.

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  5. verissimo. non si può salvare chi non vuole essere salvato. è facile dirlo dall'esterno, ma un genitore che vede suo figlio distruggersi prova il possibile e anche l'impossibile. Guarda solo la reazione della madre di Pamela. Sapeva che la figlia aveva grossi problemi di dipendenza, la figlia era in comunità, è andata via di sua iniziativa, la si vede aggirarsi nelle immediate vicinanze di uno spacciatore e poi entrare in una farmacia dove compera una siringa. non si sa ancora bene cosa sia successo dopo, non si sa se sia stata ammazzata o sia morta per overdose e chissà se mai lo si saprà. L'unica cosa chiara è che non avesse alcuna intenzione di uscire dalla tossicodipenfdenza r avesse, invece, tutte le intenzioni di farsi una pera. Quando la madre ha saputo che la figlia non era più in comunità se l'è presa con i responsabili della comunità. Avrebbe fatto bene a prendersela con la figlia. Se la figlia fosse rimasta dove era non le sarebbe successo assolutamente nulla. La comunità di recupero non è un carcere, nessuno è obbligato a rimanervi. La comunità di recupero è riservata per coloro che sono veramente intenzionati a smettere e la ragazza non lo era. ma vaglielo a spiegare alla madre. provaci tu a spiegare alla madre di Pamela che il problema di Pamela era la sua tossicodipendenza. provaci tu a chiedere alla madre di Pamela dove fosse quando Pamela stava crescendo. nessun genitore ammetterà tanto facilmente che la causa del fallimento del figlio è lui stesso. Nel caso del figlio - o meglio dei figli, perché entrambi i figli sono caduti nel baratro della droga -posso immaginare che la madre abbia nascosto al marito tutto quel che poteva nascondere e questo ha peggiorato la situazione. immagino che sia successo così perché è una dinamica frequente. è successo anche a un mio ex-alunno. la storia è un po' lunga, ma vale la pena di raccontarla. era il figlio di uno che avevo conosciuto per motivi di lavoro quando ancora lavoravo in azienda. Avevo il sospetto - non la certezza, il sospetto - che il figlio potesse assumere cose strane. In genere gli insegnanti evitano di raccontare i propri sospetti ai genitori. è sbagliato, non si fa di raccontare i sospetti. o si è sicuri o si tace. raccontare un sospetto è il modo migliore per essere accusati di avere pregiudizi e di fare illazioni personali prive di fondamento. forte della mia conoscenza pregressa ho raccontato al padre i miei sospetti. il padre li ha ascoltati e poi si è messo a ridere. "soatnze strane? il figlio? ma figuriamoci! è un salutista, fissato con la natura ve l'ecologia" "meglio così, se i miei sospetti sono infondati sono davvero contentissima". l'anno successivo cambiai scuola e il ragazzo capitò in classe con una mia collega. l'anno successivo emerse in tutta la gravità il problema della dipendenza e molto probabilmente spacciava all'interno della scuola per procurarsi il denaro. La mia collega lo ha provato ad inchiodare in tutti i modi. non è difficile. basta fargli i conti in tasca. il padre sarebbe stato anche dell'avviso di far emergere questo problema, ma la madre ogni volta asseriva di avergli dato lei i 50 o i 100 euro in più. non era vero. semplicemente, da vera cretina, pensava di proteggere il figlio. ho saputo per vie traverse che la situazione è degenerata, probebilmente in maniera irreversibile.
    il problema di un figlio tossico viene aggravao o forse ha addirittura origine nella incapacità materna di educare, fornendo esempi e regole.

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  6. chissa' quante madri di tossici le provano di ogni eppur non cavano un ragno dal buco.

    Avranno sbagliato qualcosa? Di sicuro non hanno azzeccato la strategia salvavita, ma sapessi com'e' facile danneggiare un rapporto proprio ostinandosi ad imporre "regole ed esempi".

    Siamo sempre in volo strumentale.

    E cio' che dice la madre di Pamela va preso per quel che e'. Lo sfogo di una donna sconvolta. Anche facesse mea culpa (che insomma.... ma anche no), cambierebbe qualcosa?




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    1. la madre di cui ho parlato ha sbagliato e anche molto. per risolvere un problema, il problema deve essere visto, non nascosto. Comportandosi sosì come si è comportata non solo non ha affatto protetto il figlio, ma ha contribuito ad incacrenire la situazione fino a renderla ingestibile.

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  7. Anche io ho conosciuto alcuni genitori "col prosciutto sugli occhi". Ma erano ciechi tutti in maniera diversa.

    Alcuni ok sono cretini.

    Ma ci sono anche quelli pigri, che scelgono di non guardare perche' temono di vedere problemi che non hanno voglia di affrontare.

    Addirittura alcuni negano l'evidenza, perche' sanno che non potrebbero risolvere un tubo, quindi meglio fingere che vada tutto bene. Finche' dura. Inutile fasciarsi la testa prima di essersela rotta.

    Ci sono pure quelli che si fanno piacere le magagne perche', da complici, pensano di poter tenere sotto controllo il figlio.

    Poi ci sono quelli che vedono il figlio a bolla semplicemente perche' sono inclinati come lui.

    E altre sfumature.

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  8. se intendi dire che nessuno è perfetto e ognuno può sbagliare ti do ragione. però certi errori si ripetono in maniera pressapoco identica. secondo me i genitori dei tossici fanno più o meno sempre gli stessi errori: negazione di un problema, copertura delle magagne del figlio, negazione delle responsabilità del figlio. non ti do neanche ragione sulla indulgenza con cui perdoni la madre di psamela. la sua non era affatto una esternazione sui cui sorvolare. Il suo era il tiico comportamento della madre della figlia tossica. Bisognava, per il bene di tutti i tossici e i genitori dei tossici, che Le si facesse notare
    1) che se la figlia si drogava la responsabilità era sua perché non aveva saputo seguire la figlia né aveva saputo darle una educazione
    2) se la figlia tossica era e tossica voleva rimanere non era una colpa della comunità di recupero
    3) se la figlia fosse rimasta dove era non le sarebbe successo nulla
    4) sarebbe stato molto utile se pubblicamente avesse fatto ammenda dei suoi errori in maniera da allertare altri genitori
    5) se la figlia fosse morta in un parco non sarebbe interessato niente a nessuno

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