il filo nascosto: ecco perché NON mi è piaciuto

https://www.grazia.it/stile-di-vita/cinema-e-tv/il-filo-nascosto-recensione
Non ci si dovrebbe mai fidare delle recensioni e delle stelle o palle date a cavolo da non si sa bene chi. Se un filo nascosto c'era doveva essere ben nascosto. Personalmente ho visto dei fili sconclusionati ed interrotti, senza alcuna connessione tra loro. Un filo è quello della descrizione di un sarto affermato e corteggiato dal bel mondo, artista/artigiano eccentrico, problematico, narcisista, egocentrico. Sarebbe stato un filo interessante se non si fosse perso nel nulla. Non è affatto chiaro in cosa davvero consistesse la sua originalità, la sua creatività. Men che meno si capisce come mai, alla fine, la sua creatività si fosse esaurita in una parabola discendente appena accennata e narrativamente irrisolta  e non fosse più in grado di attrarre clienti a vantaggio di altre maison di moda presumibilmente, ma non è detto, più innovative, creative ed in linea con il gusto dei tempi.
Un altro filo è la dipemdenza affettiva o passionale che la protagonista femminile riesce a suscitare nel protagonista maschile attraverso azioni pericolose per la salute e potenzialmente letali.  Anche se la repentina trasformazione di un narcisista in un masochista lascia un tantino perplessi, di tutti i fili narrativi è quello che narrativamente regge di più. In fondo nessuno chiede verosimiglianza nella narrazione di una evoluzione psicologica. Un altro filo è il suggerimento che una storia di successo imprenditoriale o artistico richieda il sostegno incondizionato di una specie di nume tutelare che presiede, sorveglia, filtra e garantisce la quiete e le condizioni ottimali affinché il genio creativo  possa esprimersi. In questo caso la sorella del protagonista interpreta il ruolo della vestale che sorveglia affinché il fuoco dell'intelligenza creatrice - rigorosamente maschile - non abbia alcuna seccatura che possa contrariarlo, innervosirlo, seccarlo. Quando il genio creativo aveva una amante i menage erano a tre e tra i due amanti incombeva la presenza, un tantino ingombrante, di questa sorella che, tra i tanti ingrati compiti, aveva anche quello di dare il benservito alla fanciulla di turno quando la storia si esauriva. Simbiotico è l'aggettivo che meglio descrive il legame tra fratello e soirella. Non si tratta infatti tanto di incesto - neppure platonico o metaforico - ma di simbiosi. E la simbiosi giustifica - non spiega, giustifica -  il ruolo ingrato di vergine vestale. Purtroppo anche il filo della storia familiare naufraga miseramente nell'irrisolto. Un padre morto prematuramente, un secondo matrimonio della madre vedova, alla quale il futuro arbiter elegantiae, appena sedicenne, confeziona l'abito di nozze, questo è tutto quel che si sa della passata storia familiare. Il secondo marito della madre è appena un'immagine sfuocata in una lontana fotografia di un matrimonio. Non si è neanche sicuri che si trattasse di lui, perché tutta l'attenzione dello spettatore viene catalizzata dall'abito indossato dalla sposa. Nulla conta se non gli abiti. E gli abiti costituiscono un altro filo rimasto  appeso, come tutti gli altri senza né capo né coda.  L'abito come metafora della vita, da desiderarne uno anche solo per potersi seppellire, o da esserne spogliati e privati, se si è indegni di indossarlo, sarebbe potuto essere uno spunto  intrigante, che però si diluisce in una storia che rimane senza un vero centro narrativo. Si esce dal cinema con l'impressione che in fondo sia stato detto troppo, meglio lasciare nel vago l'effetto dell'ingestione di funghi velenosi. Perché, infatti, farci sapere che l'unico effetto sarebbe stato quello di provocare un po' di vomito e un po' di febbre?   Sarebbe stato meglio lasciare il finale in sospeso, in bilico tra tragedia, malattia mentale e passione insana.
L'unica cosa che sembra essere certa è che il genio creativo ha bisogno di non amare nessuno.
Strepitosi tutti gli attori.

Commenti

Post popolari in questo blog

lettera ad un aspirante privatista

sfortunate donne di successo: whitney huston

Lodi e la mensa scolastica