Oggi sono particolarmente infastida dal politically correct

non so perché, ma oggi va così. In particolare mi infastidisce l'ipocrisia diffusa che ruota attorno al mondo della scuola e della educazione. Il politically correct vuole che la scuola debba essere inclusiva, rispettosa delle differenze, debba saper valorizzare tutti senza selezionare nessuno e sappia adoperarsi per attivare percorsi personalizzati per ogni bisogno educativo speciale. è uno dei miti del momento e va bene anche così. In questo humus sguazzano genitori di ragazzi affetti da ogni sorta di ritardo mentale o disturbo cognitivo o problema di tipo psichiatrico. Tutti a scuola perché la scuola deve accogliere tutti, deve saper insegnare a tutti, senza bocciare nessuno e, se un ragazzo non impara, è sicuramente perché non ha trovato insegnanti adeguati. Guai a dire che un ragazzo lento di comprendonio rallenta la classe. Guai a dire che un ragazzo affetto da gravi problemi psichiatrici può costituire un elemento di disturbo se non di rischio per l'incolumità dei suoi compagni di scuola. Ogni genitore vorrebbe la scuola su misura per il proprio figlio e nessun genitore ammette che il proprio figlio possa non essere abbastanza intelligente o studioso per frequentare il liceo di punta cittadino. Ogni genitore si collega in eduscopio e vorrebbe per il figlio il liceo più performante. La Fondazione Agnelli va a vedere, scuola per scuola, che fine fanno i vari diplomati, va a vedere in che facoltà si iscrivono, quanti esami riescono a dare il primo anno, con che votazioni, se si laureano in tempo oppure se trovano lavoroi facilmente. Ovviamente sono premiate le scuole più dure e selettive. Risultano ottenere punteggi più alti quelle scuole dove gli strnieri sono pochissimi, non ci sono situazioni di disagio economico e non ci sono casi bisognosi di sostegno. Ovvero risultano più performanti proprio le scuole meno inclusive e più selettive, risultano più performanti le scuole alle quali si può accedere sono dopo aver superato test di ingresso (ebbene sì, esistono i test di ingresso anche per le scuole, visto che in alcune scuole ci sono 1000 domande per trecento posti). E, in barba ad ogni considerazione politically correct, non solo continuano ad esistere scuole molto selettive e poco inclusive, ma continuano ad essere le preferite da molti genitori. E va bene anche così, quel che va meno bene è che non si possa proprio dire.

Commenti

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    1. ti ringrazio di avermi letto e di offrire il tuo contributo. Sono d'accordo che adesso ci si appelli a don Milani troppo e troppo a sproposito. Don Milano fu mandato a fare il prete in un paesino sperduto, povero. Non esistevano libri, non esisteva la televisione, figuriamoci i computer. Chi voleva studiare o aumentare il proprio bagaglio culturale non poteva farlo perché non aveva accesso ad alcuno strumento. Era destinato a rimanere ignorante, semianalfabeta. Non avrebbe mai potuto aspirare a condizioni di vita migliore. Mi sembra che adesso le condizioni socio-economiche e culturali siano profondamente cambiate. Forse ora il ruolo della cultura e dello studio mi sembrano subire una perdita di appeal. Studiare infatti non sempre serve ad acquisire soldi e potere. Meglio fare il calciatore o la velina.

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  2. Questo è un discorso piu' complesso. C'è anche all'università, non solo alle superiori. Magari non si tratta di integrazione, ma la dequalificazione c'è comunque, visto che i docenti sono invitati a "bocciare con cautela". In questo caso pero' il policamente corretto non se lo fila nessuno e si lamentano in molti (gli studenti no) apertamente.

    Invece e' un problema non da poco in città dove gli istituti sono solo due o tre. A Milano, suppongo, ci saranno scuole di livelli diversi, nella mia città bisogna prendere quel che passa il convento. Non esiste alcun confronto. Immagina quindi il pullulare di geni analfabeti che restano poi a sguazzare nella stessa università fino a 25 anni. E solo dopo di scontrano con le "selezioni".

    Insomma, qualche volta mi sembra che i DSA siano solo un capro espiatorio. L'appiattimento e' richiesto ovunque. Dove si puo' si usano loro. Dove non si puo', si trovano altre strategie.

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    1. Ma magari ci fossero solo i DSA. Il problema non sono i DSA. Non capisco perché iscrivere ad un liceo chi è palesemente affetto da deficit cognitivo. In realtà credo che si in atto un cambiamento strutturale. Mentre prima chi non ce la faceva nelle scuole statali veniva mandato in qualche scuola privata dove, pagando fior di quattrini, riusciva a prendersi uno straccio di pezzo di carta, ora lo straccio di pezzo di carta è garantito a chiunque e per avere una preparazione che consenta poi di iscriversi all'università e laurearsi in facoltà appetibili occorrerà andare in qualche costosissima scuola privata accessibile solo a pochi privilegiati. La classe media sta scomparendo e coloro che potranno permettersi di pagare una retta scolastica elevata saranno sempre di meno

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    2. Forse ad un certo punto l'eccellenza sara' riservata a chi ha tanta testa e volonta', e saprà tirar fuori un ragno dal buco da solo, con il poco sapere elargito in egual misura a tutti.

      I prezzi alti forse non saranno mai garanzia di qualita', perche' i ragazzi piu' ricchi e presumibilmente viziati matureranno troppo lentamente per capire l'importanza dell'impegno.

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    3. occorrerà venire fuori da famiglie abbienti e che abbiano sapurto non viziare. esistono genitori ricchi e severi.
      internet può essere usato anche come strumento di apprendimento. ci sono lezioni tenute da persone bravissime. chi è molto motivato può imparare anche da solo. e infatti gli studenti più brillanti adesso sono molto più brillanti rispetto a qualche decennio addietro. possono sapere più cose. non c'è alcuna limitazione nell'accesso alle informazioni di carattere scolastico o accademico.
      il fatto è che statisticamente è piuttosto improbabile che un ragazzo brillante nasca in una famiglia di basso profilo culturale. non è detto che appartenga ad una famiglia ricca, però è molto probabile che sia figlio di laureati. non basta dire ad un ragazzo : studia! affinché studi, mediamente occorre che il ragazzo veda come si fa a studiare, come si fa a stare ore seduto su un tavolo con un libro davanti e abbia una casa con tanti libri da poter prendere in mano ed, eventualmente, leggere. Inoltre ad un genitore abbastanza acculturato è difficile che venga in mente di pretendere di insegnare ad un insegnante come si faccia ad insegnare. Viene invece in mente alla portinaia di uno stabile o alla commessa dell'upim. Non vuole essere una considerazione di tipo classista. è proprio esperienza personale.

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